Last Updated on March 5, 2011
Nuovi dati di Nielsen confermano la corsa dell’Androide, che nel ricco mercato Americano si conferma la prima piattaforma per diffusione con il 29% delle piattaforme vendute, confermando il sorpasso nei conronti della Mela e della Mora (le arcinemiche Apple e RIM) al palo con il 27%.
La prospettiva cambia radicalmente se si considerano i singoli produttori: l’Androide appare infatti molto frammentato, e questo avvantaggia Apple e RIM, produttori autarchici (oltre a Nokia) che distanziano nettamente (quasi il doppo di diffusione) HTC, il primo produttore androide, che si “accontenta” di un 12%.
Da notare i novelli sposi Nokia e Microsoft che messi assieme non arrivano nemmeno alla metà dei tre principali sistemi operativi (addirittura il povero Symbian e sorpassato anche da WebOS).
Niente di nuovo sotto, il sole. Personalmente, come ho già avuto modo di esporre in questo post, l’unico punto preoccupante conseguente alla Frammentazione dell’Androide non è tanto quello relativo alle quote di mercato, quanto quello relativo alla proliferazione inopinata dei servizi dei produttori (ad esempio la diffusione di market verticali), e alla diversificazione eccessiva di hardware e del software che penalizzano inevitabilmente la stabilità della piattaforma. Questo aspetto comincia ad essere uno dei punti deboli dell’Androide ed è indubbiamente uno dei pochi vantaggi della chiusura di Apple e RIM (oltre agli indubbi vantaggi in termini di sicurezza, e il caso del malware DroidDream è esemplare in questo senso).
Devo però ammettere che un aspetto in particolare mi ha colpito: se si guarda con attenzione alla diffusione della piattaforma per età, nel caso dell’Androide la differenza la fanno i giovanissimi (18-24), dove l’androide guadagna due punti percentuali in più rispetto alla Mela e alla Mora. Queste ultime, come prevedibile, guadagnano sull’utenza più matura (soprattutto RIM). In effetti sembra proprio che lo stereotipo dell’Androidiano smanettone sia confermato dai dati statistici, anche se in realtà c’era arrivato molto prima il genio autore di questa vignetta.
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