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Last Updated on January 14, 2011

In una delle innumerevoli navigazioni notturne, mi sono imbattuto in questa significativa storia relativa al sogno americano, sogno che non passa mai di moda, e alla tanto acclamata (a parole) fuga di cervelli dal Belpaese, il tutto condito con un briciolo di Hi-Tech.

La favola, come nella migliore tradizione della Silicon Valley inizia in un garage, all’ombra non dei grattacieli di San Francisco, ma della più tradizionale Madonnina Meneghina.

I protagonisti sono Marco Palladino, giovane imprenditore tricolore ventiduenne, e suoi due compagni di ventura, (Augusto Marietti e Michele Zonca) nonché soci nell’improbabile (nel Belpasese) progetto di creare un marketplace per interfacce di programmazione (API) basato sul cloud: una piattaforma in grado di consentire agli sviluppatori di distribuire facilmente le proprie API a tutta la comunità di utenti del servizio (e agli utenti stessi di APIzzarsi)

La storia inizia 2 anni fa quando i protagonisti della storia si avviano nell’improbabile impresa di setacciare a fondo il panorama imprenditoriale italiano alla ricerca di finanziamenti per il loro progetto (che sarebbe poi diventato Mashape, questo è il nome della start-up). Dopo oltre un anno di ricerca senza esito, ad aprile 2009 si rinchiudono nel classico garage a scrivere codice, e finalmente a novembre 2009 volano oltreoceano per presentare un prototipo del prodotto al TechCrunch50.

Da lì, l’idea di fare le valigie e trasferirsi in pianta stabile negli Stati Uniti a gennaio 2010.

Una volta approdati Oltreoceano i ragazzi non si perdono d’animo e si buttano a capofitto alla ricerca dei finanziamenti necessari con tutti i mezzi a disposizione. E come per miracolo (quando si parla del Belpaese tutto è possibile, nel bene e nel male) dopo 19 giorni riescono a trovare la somma necessaria (ben 101.000 $). In ogni favola non manca mai il principe azzurro, in questo caso sono due e vestono i panni di Kevin Donahue e Dwipal Disai fondatori originali di Youtube (ai quali si sono raggiunti in seguito altri investitori), che in 19 giorni mettono sul piatto quello che gli imprenditori italiani non erano riusciti a proporre in due anni.

Sicuramente la cosa che colpisce è il fatto che 101.000 $ non sono una somma esorbitante, ma la spiegazione è tutta nell’amaro commento di Marco Palladino:

La questione è puramente culturale: in Italia la comunità degli investitori è più piccola e possiede meno risorse che in Silicon Valley. Pertanto non vuole prendere rischi investendo in un modello nuovo e innovativo, preferendo piuttosto investimenti affidabili e sicuri. Di consguenza finanzia modelli già esistenti, con la conseguenza di rallentare l’innovazione locale.

La spiegazione è resa ancora più amara se la si cala nell’attuale panorama sociale italiano in cui si accusano il mondo politico, scolastico ed economico di non lasciare spazio alle giovani menti brillanti, per poi lasciarsele sfuggire oltreoceano con le proprie idee innovative (anche al costo dei classici quattro baiocchi).

Resta la consolazione, come ribadito dallo stesso Marco Palladino, che nonostante i problemi economici e sociali, almeno il Sogno Americano è ancora “up and running“.

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