Last Updated on November 12, 2010
L’ossimoro (pronunciabile tanto ossimòro quanto ossìmoro, dal greco ὀξύμωρον, composto da ὀξύς «acuto» e μωρός «ottuso») è una figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini in forte antitesi tra loro.
Dopo un paio di settimane di iPad e’ tempo di tirare le somme in virtu’ di quanto provato di persona e alla luce di un paio di articoli che hanno destato il mio interesse, sia perché ne condivido i contenuti, sia perché in un certo senso sono in antitesi tra loro e spiegano bene l’alchimia di questo ossimoro tecnologico.
So che starete già facendo la fatidica domanda: ma questo oggetto del desiderio a cosa serve veramente? Se dovessi rispondere senza pensarci, e con il mio lato “consumer”, direi sicuramente a nulla… Per questo lo ricomprerei a occhi chiusi!
Se invece ci penso un po’ e utilizzo il mio lato “professional”, la risposta è ben diversa: per le attività tipiche della sfera professionale, questo oggetto offre una esperienza utente molto avanti rispetto a tutti gli altri dispositivi attualmente presenti nel mercato (lettura di posta elettronica, consultazione di documenti, etc). Questa visione è condivisa da diversi analisti che ritengono come la tavoletta magica stia rivoluzionando il panorama aziendale (soprattutto dal punto dei livelli esecutivi, i cosidetti C-level).
Personalmente l’uso principale che, volutamente, ne faccio, consiste in un surrogato leggero del Mac di casa, inopinatamente trasformato in un media center e più in generale di tavola multimediale (ho risolto il problema della televisione in camera e in cucina grazie alla possibilità di inviare in streaming le immagini dal ricevitore digitale all’iPad – e posso anche cambiare canale!). La navigazione Web è ampiamente fruibile come anche la gestione della posta che consente di leggere e (soprattutto) di rispondere alle mail in maniera efficace, con la possibilità di gestire diversi account e senza essere costretti alle risposte improbabili (veloci e inaccurate) a cui mi hanno abituato gli utenti del Blackberry (apro una parentesi, a volte ho l’impressione che gli utenti BB debbano comunque rispondere per forza, anche cose insensate, come se dovessere giustificare il fatto che possono leggere la posta in tempo reale, o push per gli addetti ai lavori).
Certo mi viene un po’ da sorridere se penso alla prima volta che ne vidi uno (era un venerdì sera di fine giugno ed io ero in pizzeria con la mia ragazza: al tavolo di fianco c’era un babbeo che lo mostrava a tutti ma in compenso era da solo e parlava con una birra). Ho pensato “Bello mio te c’avrai pure l’iPad ma intanto te sei da solo e io sono con una bella ragazza” (in realtà usai un sinonimo meno poetico, ma forse da buon geek, c’era un pizzico di invidia).
Tornando al lato professionale direi che la tavola magica è sicuramente ottimale per gestire correttamente le scartoffie virtuali, pardon le mail: il rendering è perfetto così pure come l’integrazione con gli account di posta, siano essi aziendali basati sul perfido Exchange, o privati. L’integrazione avviene nativamente in MAPI e questo consente di avere la posta push (la durata della batteria è impressionante) e di gestire correttamente l’agenda. Tra i prossimi obiettivi ho in mente di provare qualche programma di compatibilità con i doc, ma ritengo personalmente che l’iPad sia più adatto per consultarli che per modificarli. La lettura dei giornali è ugualmente agevole, cosi anche la lettura dei libri (il panorama italico latita un po’ di titoli ma tutti i grandi del settore si stanno muovendo, di conseguenza è solo questione di tempo).
E qui sta il paradosso, o l’ossimoro da cui il titolo di questo post: l’iPad è un oggetto che si appresta a diventare inutilmente indespensabile. Pur essendo espressamente concepito per la mobilità: nel Belpaese l’utente medio preferisce tenerselo bello stretto dentro casa secondo una indagine UPA (http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/11/09/news/prima_indagine_ipad-8922838/) ufficialmente perché la connessione a banda larga disponibile dentro casa consente una migliore esperienza di utilizzo, a mio avviso, a questo fattore reale e condivisibile si aggiunge il fatto che l’iPad è un piccolo gioiello bello e costoso, che l’utente preferisce custodire per il solo gusto di possederlo (e per non rischiare che si graffi!). Chi non ha visto, negli ultimi mesi, almeno una lotteria o estrazione in cui il primo premio era un fiammante iPad, (e le riffe natalizie devono ancora cominciare)?
Ma se questo è vero, è altrettanto innegabile che l’iPad ha introdotto un nuovo modello che il mondo enterprise non potrà trascurare. Questo concetto, condivisibile, è contenuto da un recente articolo di Gartner che suggerisce alle realtà enterprise di prepararsi a cogliere questa opportunità (http://www.gartner.com/it/page.jsp?id=1462813). Paradossalmente non solo in modo proattivo (ovvero promuovendo l’uso dello strumento per i propri livelli esecutivi) ma anche in modo reattivo poiché molti utenti (soprattutto livelli alti) hanno acquisito il dispositivo autonomanente. Difatti l’appetito vien mangiando (ovvero l’oggetto invoglia ad un uso professionale visto il feeling che è in grado di creare con l’utente), di conseguenza gli utenti inizialmente attratti dall’estetica e dal desiderio di dimostrare il proprio status symbol, hanno cominciato ad utilizzare la tavoletta magica anche per usi professionali e di conseguenza l’infrastruttura IT della propria organizzazione deve essere pronta ad accoglierli. Non a caso Gartner prevede che nel 2010 verranno vendute quasi 20 milioni di tavolette, destinate a diventare quasi 55 milioni l’anno successivo fino a superare i 200 milioni nel 2014. Questo implica che a partire dalla seconda metà del 2011 probabilmente assisteremo ad una diffusione massiva di questi dispositivi.
Non è un caso che gli investimenti tecnologici dell’ecosistema a contorno siano ingenti e finalizzati principalmente a portare sulla tavoletta magica le funzioni indispensabili per l’utenza professionale (antivirus, su cui si stanno muovendo i maggiori player del settore, soluzioni di accesso VPN, di cifratura dei dati, di gestione remota, di distribuzione applicativa e perfino l’immancabile client di visualizzazione delle macchine virtuali).
In attesa dell’arrivo dei tablet al pan di zenzero (o Gingerbread) di Mountain View, voi che ne dite? Pensate veramente che questi dispositivi siano il futuro dell’utenza professionale con elevate esigenze di connettività (e di dimostrare il proprio status symbol)?